Costi in caduta e tempi di realizzazione rapidi rendono il solare la scelta più agile ed economica.
La curva di apprendimento del fotovoltaico è tra le più ripide: secondo analisi IRENA il LCOE utility‑scale è sceso di circa l’85–90% dal 2010, portandolo fra le fonti più economiche in assoluto. La produzione di moduli è altamente industrializzata, con catene di fornitura mature e standardizzazione che comprimono CAPEX e lead time. Un impianto su tetto si installa in giorni o poche settimane, un parco utility‑scale in pochi mesi, grazie a opere civili ridotte e componentistica plug‑and‑play. Questo accelera la messa in servizio di MW proprio dove servono, riducendo rischi di progetto e costi finanziari.
La modularità e l’integrazione negli spazi esistenti fanno del solare la rinnovabile più capillare.
Il solare è intrinsecamente modulare: dalla scala di pochi watt fino a campi da centinaia di megawatt, con la stessa tecnologia di base. Possiamo usare tetti, facciate, parcheggi e capannoni, avvicinando la generazione ai carichi e alleggerendo perdite e congestioni di rete. Soluzioni come BIPV e agrivoltaico sfruttano superfici già antropizzate, migliorando comfort e resilienza senza consumo netto di suolo. Questo abilita un’adozione capillare anche nei contesti urbani italiani, dove altre tecnologie incontrano maggiori vincoli di spazio e autorizzativi.
Profilo di produzione diurno e storage a breve durata ottimizzano il bilanciamento di rete.
Nei climi mediterranei la domanda cresce nelle ore calde per la climatizzazione: proprio quando il fotovoltaico produce al massimo, attenuando i picchi. Con accumuli da 2–4 ore l’energia si sposta verso il tramonto, riducendo la necessità di riserva rapida e il ricorso a picchiatori fossili. Gli inverter moderni erogano servizi ancillari (regolazione di frequenza/voltaggio, ramp‑rate control) con tempi di risposta nell’ordine dei millisecondi. Il risultato è una risorsa diurna sempre più “programmabile”, che stabilizza la rete senza complessità meccaniche.
Basso impatto ambientale e rapido energy payback consolidano la sostenibilità del fotovoltaico.
Le emissioni sul ciclo di vita del FV sono tipicamente nell’ordine di 20–50 gCO2e/kWh, includendo produzione e fine vita, tra le più basse fra le tecnologie energetiche. In Europa l’energy payback time è di circa 1–3 anni, dopo i quali l’impianto produce energia netta per decenni. Il riciclo recupera oltre il 95% di vetro e alluminio, mentre avanzano i processi per silicio e argento; la normativa RAEE europea già inquadra i moduli a fine vita. Su tetti e aree industriali l’impatto acustico e paesaggistico è minimo, semplificando l’accettabilità sociale e le autorizzazioni.