Il libero arbitrio è il fondamento della responsabilità morale e giuridica.
Senza la possibilità reale di scegliere altrimenti, concetti come colpa, merito, perdono e promessa si svuotano di senso pratico. Le nostre istituzioni – dal diritto penale all’educazione – presuppongono che le persone siano responsabili perché possono rispondere a ragioni, apprendere dagli errori e autocorreggersi. Il libero arbitrio non nega i condizionamenti, ma rende intelligibile l’idea di imputazione personale proporzionata e orientata al reinserimento. Difenderlo significa proteggere la coerenza delle nostre pratiche di lode, biasimo e riparazione.
Il dovere implica il potere: la normatività pratica presuppone autentiche alternative d’azione.
Dire “dovresti” ha senso solo se “puoi” davvero: la razionalità pratica si regge sull’apertura di più corsi d’azione tra cui deliberiamo. La nostra vita etica consiste nel pesare ragioni in conflitto e nel poterle far prevalere con la volontà, non nel subire una traiettoria già tracciata. La capacità di essere sensibili alle ragioni – di fermarsi, rivedere, scegliere – è il cuore dell’agency e della responsabilità. Negarla dissolve dall’interno il linguaggio dei doveri, dei consigli e degli impegni che struttura la convivenza.
Il libero arbitrio tutela dignità e autorialità: siamo co-autori dei nostri progetti, non meri snodi causali.
La nostra identità narrativa si costruisce attraverso scelte che approviamo riflessivamente, non per mera inerzia di impulsi. Pentimento, promessa, coraggio e rinuncia mostrano che possiamo trascendere l’immediato alla luce di valori assunti come nostri. Questo potere di endorsement – selezionare, sostenere e riformare motivi – è una capacità emergente della mente, compatibile con la scienza ma irriducibile al mero urto di cause. Preservarlo significa riconoscere la dignità dell’agente come persona e non solo come fenomeno.
La credenza nel libero arbitrio sostiene comportamenti prosociali e autocontrollo secondo evidenze sperimentali.
In psicologia sociale, esperimenti controllati hanno mostrato che indebolire la credenza nel libero arbitrio può aumentare la propensione a barare o agire in modo opportunistico, mentre rafforzarla sostiene impegno e responsabilità (ad es. Vohs & Schooler, 2008; altre repliche con effetti piccoli ma non nulli). Anche quando i risultati sono eterogenei, il segnale complessivo suggerisce che sentirsi autori delle proprie azioni migliora l’adesione a norme e obiettivi a lungo termine. Questo non prova metafisicamente il libero arbitrio, ma indica i benefici pratici e sociali del prenderlo sul serio. Una società di agenti che si percepiscono liberi è più incline alla cooperazione, alla fiducia e alla crescita personale.